ALZHEIMER: LA SPERANZA IN UN NUOVO FARMACO

 ALZHEIMER: 

LA SPERANZA IN UN NUOVO FARMACO

Cos’è l’Alzheimer e come si manifesta?

La Demenza di Alzheimer (AD) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un progressivo  deterioramento cognitivo, accompagnato da variazioni del comportamento e del tono dell’umore.
Da un punto di vista anatomico si assiste ad un’atrofia, e successiva, morte delle cellule neuronali a causa della proteina beta-amiloide, responsabile della formazione di placche nel cervello.
L’esordio dell’AD è lento ed insidioso. In una prima fase, si manifestano principalmente deficit a livello di memoria anterograda (ovvero, la capacità di immagazzinare nuove informazioni), accompagnati da stati depressivi ed alterazioni del sonno.  Successivamente, vi è un aggravamento dei deficit di memoria retrograda (ovvero, i ricordi del passato), deficit dell’orientamento nello spazio e nel tempo, disturbi del linguaggio, difficoltà attentive, di scrittura e di riconoscimento dei volti. Ed ancora, a livello dell’affettività: irritabilità, apatia e disinibizione.


Studi genetici hanno dimostrato che esistono due forme senili di AD: una che insorge all'incirca dopo i 60 anni e si riscontra nel 75% dei casi, mentre un'altra forma ha insorgenza precoce, ovvero, prima dei 60 anni. In quest'ultimo caso si è notata una correlazione genetica. All'interno di un albero genealogico è emersa la presenza di 3 casi identici. Tale forma viene ereditata in modo dominante e si riscontra nel 5-25% dei casi. 
Ci teniamo a sottolineare che, l'Alzheimer non si manifesta solo per variazione genica, ma ha origine multifattoriale, coinvolgendo sia fattori genetici che fattori ambientali. 

Tra alti e bassi, una nuova speranza nella medicina

Nel mondo della ricerca scientifica, dopo vent’anni di fallimenti, finalmente una speranza: l’approvazione, da parte dell’ FDA (Food and Drug Administration), del farmaco Aducanumab.
Quest’ultimo vede su di sé una storia travagliata, lunga e costellata da insuccessi ed interruzioni dei trial per mancanza di prove d’efficacia. 
Aducanumab, un anticorpo monoclonale, è capace di legarsi alla beta-amiloide, rimuovere le placche dalle cellule neuronali e ritardare il peggioramento della malattia, riducendone i danni cerebrali associati.
Si tratta del primo trattamento che interessa il decorso della malattia e non si limita ad aggredirne i sintomi.
Solo dopo molto tempo, le aziende a favore dell’utilità del farmaco, grazie alle nuove analisi sugli stessi studi, avrebbero spinto a chiedere l'autorizzazione all'FDA, non senza alcune perplessità. Difatti, ad oggi, quegli stessi studi vengono condotti su pazienti con malattia lieve, e sono citati come fonte di evidenze a supporto dell'approvazione di Aducanumab. FDA, però, ci tiene a definirne limiti e contesto.




Nuove frontiere della psicologia

Come denotato dal precedente paragrafo, la medicina permette di allungare la vita media dei pazienti con AD, ma ciò che resta indietro è il contesto sociale che tende ad emarginare e dimenticare gli anziani. Questo aspetto produce un forte senso di solitudine nell'anziano. Si è riscontrato infatti che, assieme alla condizione medica dell'Alzheimer, insorge anche un disturbo depressivo. In generale durante la terza età il cervello è meno plastico, per cui emerge una difficoltà di adattamento a normali o speciali eventi di vita. Con una neurodegenerazione in corso, questo aspetto è ancor più amplificato, motivo per cui il paziente si sente non capace di svolgere determinate attività e abilità, poiché ricordiamo che nella Demenza di Alzheimer sono perse progressivamente le capacità cognitive e mnemoniche. 
L'approccio terapeutico da adottare è multidisciplinare e vede coinvolte diverse figure sanitarie: dall'o.s.s., all'infermiere, sino ad arrivare al medico di base, lo psichiatra, il neurologo e lo psicologo. 
Lo psicologo ha un ruolo centrale sia nella cura del paziente, sia per i caregiver.




Lo psicologo fornisce sostegno a questi ultimi accogliendo la sofferenza emotiva e fornendo strategie che permettano di gestire sia lo stress emotivo, sia i comportamenti disfunzionali del paziente che potrebbero insorgere  durante il decorso della malattia.
Per quanto riguarda la presa in carico del paziente stesso, sono diverse le tecniche che lo psicologo può applicare: 
  • La terapia ad Orientamento della realtà: metodologia ideata da Folsom nel '58 e successivamente sviluppata da Taulbee e Folsom negli anni '60. La ROT consiste in una serie di ripetizioni multimodali con lo scopo di mantenere le informazioni di base del paziente rispetto alle coordinate spazio temporali e alla storia personale, infatti, uno dei punti di forza della ROT è di riorientare il paziente su di sé in termini di vita personale ed ambiente circostante. Essa lavora andando a modificare le componenti disfunzionali in funzionali, ciò porta ad un innalzamento della propria autostima rispetto alle capacità, riducendo il rischio di frustrazione ed isolamento che possono portare il paziente a sviluppare depressione;
  • La stimolazione cognitiva è un protocollo di intervento che ha come obiettivo quello di contrastare le abilità che potrebbero andare in progressiva perdita e, al tempo stesso, fornire le funzioni compensative per le aree lese. Ogni stimolazione va adattata al paziente. Sia per rispettare le sue risorse, sia per non rendere troppo semplici o eccessivamente complessi gli esercizi, perché in tal caso potrebbe insorgere frustrazione.
  • La remniscence therapy consiste nel rievocare nell'anziano i ricordi positivi della propria vita, ricostruendo ed attribuendo ad essa un valore altrettanto positivo. Questo permette all'anziano di aiutarlo a risolvere conflitti irrisolti, trovare risorse interiori ed innalzare l'autostima.
  • Le arti terapie consistono in una serie di tecniche e metodologie che utilizzano le attività artistiche (musica, danza, teatro, costruzione di storie) al fine di lavorare sulla sfera emotiva, affettiva e quindi relazionale.
Vi lasciamo con un iter da seguire per intervenire al meglio su pazienti con Alzheimer: indagini neurologiche, rivolgersi presso un centro anziani, farsi seguire da una équipe multidisciplinare ed usufruire al massimo del sostegno psicologico per attutire il peso gravoso di gestione logistica ed emotiva del paziente con Alzheimer.

Dott.ssa Angela Amato psicologa clinica 
Dott.ssa Mariastella Pinnella, psicologa clinica 

-AreaPsy-



Bibliografia 

Ansa; 

La Repubblica; 

The Lancet Neurology;

"Come conoscere e combattere la depressione"E. Barbara. Newuton Compton Editori (2013);

"Genetica Umana" G. Palka. Libreria universitaria editrice. (2009);

"Materiale a cura della Dott.ssa Alessandra Cescut". 







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