PSICOLOGO: chi è realmente?
Miti e stereotipi da sfatare
INTRODUZIONE
La figura dello psicologo suscita molto fascino e stupore, ma allo stesso tempo, è molto temuta, a tal punto da portare l’altro ad una reazione di evitamento.
STEREOTIPI E PREGIUDIZI
Molti di noi colleghi spesso quando riferiamo di essere psicologi, ci ritroviamo ad ascoltare alcune risposte del tipo: “oddio non guardarmi adesso mi leggerai nel pensiero!”, oppure, “sei psicologo? Mi interpreti questo sogno?”, o ancora, “praticamente sei uno strizza cervelli?!”, ma ciò che risulta essere ancor più paradossale è che cominciano a parlare di sé, della loro vita e persino delle loro complesse vicende relazionali come un fiume in piena, mentre, se gli si propone alle persone di rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta, per una consulenza o per spingerlo ad intraprendere un percorso, il fiume improvvisamente si prosciuga. Eppure non sarebbe meglio parlare di certe questioni in un luogo sicuro ed accogliente, piuttosto che il bar, la stazione, l’autobus ecc ecc…? Che cosa si innesca nel soggetto quando pensa alla stanza dove si svolge la seduta? Come se la immagina e come si rappresenta una seduta terapeutica?
Abbiamo ipotizzato che durante la fase, come noi l’abbiamo chiamata, di “fiume in piena”, in realtà se prestiamo attenzione al suo discorso, si può notare come il soggetto ci sta parlando di tutti i suoi problemi che lo circondano ma non di sé. E’ quello che secondo la “SCALA DI VALUTAZIONE DELLE DIFESE” di Lingiardi (2002) è uno spostamento. In parole semplici, lo spostamento è una difesa che attua il soggetto portando a spostare il focus del PROBLEMA da sé ad altri aspetti esterni dall’io. In un setting terapeutico si lavora proprio in direzione opposta, ovvero, spostare il focus dagli altri problemi al proprio IO INTERIORE. Questo stimola un processo di autoriflessione, mettendosi a contatto con le emozioni più profonde e dandosi nuove risposte. Forse è proprio il conoscere queste risposte, la vera natura del proprio IO nudo e crudo a spaventare il soggetto. Pertanto la paura non è nei confronti dello psicologo ma verso se stessi, l’atteggiamento di evitamento non è verso lo psicologo ma verso se stessi. I problemi dei quali le persone parlano non sono in se per se problemi, ma la differenza sta nell’atteggiamento che noi abbiamo nei confronti del problema. La modalità di affrontarli dice molto sullo schema strutturale della nostra personalità influenzato dalla nostra storia passata.
La motivazione per cui la psicologia suscita tanto scalpore è perché essa è una scienza giovane rispetto alle altre come, ad esempio, chimica, biologia, medicina, fisica ecc ecc...
PSICOLOGIA: CENNI STORICI
E' difficile stabilire per la psicologia una data precisa della sua nascita, al contrario di altre discipline. Solitamente date di questo tipo coincidono con lo sviluppo di determinate teorie, illuminanti ed evolutive per certe discipline, inoltre va considerato anche il contesto storico nella quale esse si evolvono.
Nel caso della psicologia, si ipotizza che fosse nata nel '900, in coincidenza con la pubblicazione del libro "Interpretazione dei sogni" di Freud. Tale libro è una raccolta di tutti i sogni riportati in seduta dai suoi pazienti ed annessa interpretazione. Un lavoro non affatto semplice, in quanto il sogno di per sè è alquanto contorto e strano. Quanti di noi, ogni tanto al risveglio hanno un vago ricordo del sogno fatto e ci capita proprio di dire "stanotte ho fatto un sogno" e iniziamo a raccontarlo o in caso contrario non ricordiamo affatto nulla, ma ci resta, in maniera molto blanda, la sensazione che lo stesso ci ha lasciato.

Il sogno è ricco di simboli, significati condensati, spostamenti, che vanno sbrogliati attraverso un lavoro congiunto tra terapeuta e paziente, contestualizzando il suo celato significato, nella storia del paziente. E' uno strumento in più che il paziente ci porta e che potremmo utilizzare per sollecitare in lui ulteriori libere associazioni. Pertanto lo psicologo non interpreta i sogni come se fosse un abile cartomante, ma dietro tutto questo c'è un lavoro intimo ed attivo tra le due parti. Non è affascinante?
Purtroppo la maggior parte dei lavori scritti da Freud ed altri autori, sono andati persi, poiché svolti durante la seconda guerra mondiale (alcuni di queste pietre miliari sono state bruciate, in quanto gli autori erano di origine ebrea). Fortunatamente qualcosa è stato salvato, permettendo così agli autori successivi di studiare tali teorie ed utilizzarle come approfondimento, avviando nuove ricerche ed ampliando le conoscenze in ambito psicologico.
Ma cosa accadde in Italia all'epoca?
Nel 1925 venne fondata a Teramo, da Marco Levi Bianchini (Direttore del locale ospedale Psichiatrico), la "Società Psicoanalitica Italiana", in seguito rifondata nel 1932 a Roma, per poi essere sciolta nel 1938 a causa dell'avvento del fascismo, ma le attività di studio e ricerca proseguirono clandestinamente. Si è atteso il dopoguerra, per assistere ad una crescita notevole della psicoanalisi, portando alla nascita di diversi centri psicoanalitici in Italia.
L'AMPIO VENTAGLIO DELLA PSICOLOGIA
A partire dagli anni '70 in poi, si avrà un'espansione e differenziazione della psicologia: cognitivo-comportamentale, psicometria, psicologia dello sviluppo, psicobiologia, psicologia sociale, psicologia del lavoro, psicologia clinica e psicologia psicoanalitica. Ciascuno di questi rami, inoltre, è costituito da svariati orientamenti ottenuti dai vari autori che hanno contribuito ad ampliare le conoscenze nello specifico campo.
Tutti questi ambiti sono accomunati da un unico obiettivo: garantire il benessere del soggetto per se stesso, nelle relazioni interpersonali e nel contesto sociale. Il benessere psicologico del soggetto dipende dall'intersezione di diversi fattori: la storia che si porta sulle spalle, la struttura di personalità, il contesto storico-sociale. Sono tutti fattori che si influenzano vicendevolmente, pertanto, capiamo bene come lo stato di benessere non è semplice da mantenere. Nessuno di noi è indenne da episodi dolorosi o in alcuni casi traumatici, ed è per questo motivo che nessun individuo è sano ma ciascuno di noi presenta delle aree più funzionali rispetto ad altre, considerando quanto sia complesso il comportamento umano. Alla luce di questo è bene ricordare ed incidere nella nostra mente che non esiste una dicotomia netta tra: persone pazze e persone normali. Pensate un po', anche noi psicologi abbiamo delle aree più disfunzionali rispetto ad altre, in quanto prima di essere psicologici siamo esseri umani come voi!

IN CONCLUSIONE
Lo psicologo non è uno strizza cervelli, ma interviene con l'intento di stimolare un'autoriflessione, sostenendo ed abbracciando tutta la sofferenza, agendo con gli unici mezzi di cui dispone: ascolto attivo, empatia, ascolto emotivo, saper stare in silenzio ed al tempo stesso rimandare dei feedback che siano costituiti da parole ben pesate e pensate e che accarezzino l'inconscio del paziente, scevri da ogni tipo di giudizio ed etichetta.
"Tutti siamo pazzi nella nostra normalità e tutti siamo normali nella nostra pazzia. Abbiamo bisogno di un porto sicuro dove poter approdare e salpare quando saremo pronti."
Dott.ssa Angela Amato, Psicologa clinica
-AreaPsy-
Bibliografia:
Lingiardi V., Madeddu F. "I meccanismi di difesa". Raffaello Cortina Editore, Milano (2002);
Ciocca A., "Storia della Psicoanalisi". Il Mulino, Bologna (2014).
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