LA FAMIGLIA
NUCLEO PRIMARIO DI CRESCITA
LA FAMIGLIA COME SISTEMA
La famiglia inizia a costruire le sue radici a partire dal legame di coppia. La coppia è il sistema basale su cui si andrà a struttura l’intera complessità della famiglia, in altri termini, è il primo mattone da porre per poterla costruire, pertanto anche la coppia è un sistema famigliare.
Nel momento in cui la coppia concepisce o adotta un figlio, il sistema familiare inizia ad allargarsi e subire modificazioni, si parlerà quindi di un sistema costituito da due genitori e un figlio. Eppure la famiglia è qualcosa di più della mera somma dei suoi componenti, inoltre, la dinamica delle relazioni familiari non può essere spiegata sottoforma di causa-effetto: A genera B.
Analizziamo le sue caratteristiche:
⦁ Globalità: la famiglia è un sistema organizzato non riconducibile alla mera somma delle sue parti. Significa che non si può pensare alla famiglia come solo costituita da genitore 1+ genitore 2+ figlio+figlio ecc..;
⦁ Integrità dei sottosistemi: ogni sistema organizzativo complesso è costituito dai suoi sottosistemi. Nel caso della famiglia significa i suoi sottosistemi sono:
- Relazione genitore 1- figlio;
- Relazione genitore 2-figlio;
- In caso in ci siano fratelli e sorelle, anche questo fattore infittisce la dinamica relazionale dei sottosistemi.
⦁ La circolarità dell’influenza: per quanto esposto nel punto precedente comprenderete che il cambiamento o un momento di crisi di almeno uno dei membri della famiglia, genera cambiamenti relazionali in tutti i sottosistemi. Per questo la rappresentazione delle dinamiche familiari non è mai diretta e lineare, ma circolare, proprio perché vede coinvolti tutti i membri;
⦁ La stabilità e il cambiamento: come detto pocanzi, le famiglie sono sistemi aperti, ovvero subiscono l’influenza di avvenimenti esterni che vanno a modificare l’organizzazione familiare, richiedendo uno sforzo ad accettare il cambiamento e procedere verso una nuova stabilità.
Detto ciò, è possibile dedurre come il sistema familiare, sia il nucleo primario con cui i bambini si interfacciano e fanno le loro prime esperienze. La qualità relazionale con il nucleo familiare ha un impatto sulla costruzione dei processi psicologici che strutturano la persona e che ne sarà l’adulto del domani. La famiglia, quindi, è il primo esempio educativo non solo nel senso stretto del termine, ma anche su come il bambino percepisce sé stesso, la qualità delle relazioni future, le strategie di fronteggiamento alle difficoltà e quindi gli schemi che utilizza se funzionali o disfunzionali.

SENSIBILITÀ E DISCIPLINA: AMARE ED EDUCARE SI PUÒ
La famiglia è il contesto primario di cui entra a far parte il bambino dal momento della nascita e rappresenta un “porto” sicuro da cui partire alla ricerca di una propria identità o a cui approdare nei momenti difficili per ricercare supporto e protezione. Infatti, il benessere del bambino è affidato in primis alla famiglia di origine che si configura il luogo in cui la qualità delle cure genitoriali, sul piano fisico ed emotivo, ha delle ricadute sullo sviluppo della personalità dell’adulto che diverrà e sulle capacità di adattamento future al mondo circostante. È proprio all’interno dei primi scambi interpersonali tra bambino e caregiver, ossia la persona che si prende cura di lui, che prende forma la struttura della mente e il rapporto con le figure genitoriali che possono agire in veste di fattori di rischio o di protezione per uno sviluppo e organizzazione dei circuiti neurali ottimale. La figura del genitore ha un ruolo importante sullo sviluppo fisico, emotivo, relazionale e cognitivo del bambino: deve instaurare sia relazioni affettive positive con il bambino attraverso la responsività e la sensibilità, intese come capacità di saper cogliere e rispondere in modo adeguato ai segnali comunicativi del bambino, e sia definire una struttura di regole morali e sociali tali da garantire l’adattamento nella società. In tal senso, sensibilità e disciplina sono due costrutti intricati che contribuiscono, insieme alla variabile individuale del temperamento del bambino, all’organizzazione del sé. È impossibile amare senza educare e viceversa!
Quindi, cos’è la genitorialità e quali sono le sue funzioni che dovrebbe ricoprire per garantire uno sviluppo armonico del bambino e dell’adulto che diventerà?
La genitorialità è un costrutto molto complesso e ampio che chiama in causa diverse abilità interpersonali, quali la sensibilità e responsività, capacità di considerare l’altro un “agente mentale” dotato di stati mentali diversi dai propri e comporta un coinvolgimento emotivo intenso. La genitorialità è una funzione autonoma dell’essere umano che prescinde dal concepimento reale che è una delle diverse espressioni della funzione genitoriale. Tale funzione può essere esercitata non solo con i figli o persone care, ma anche all’interno delle professioni di aiuto. Il concetto di genitorialità è ampio in quanto include molte tipologie di contesti familiari: affidatari, adottivi, monoparentali, alcuni costituiti da persone appartenenti allo stesso sesso o adolescenti. Ciò che le accomuna è la disparità di ruoli e responsabilità all’interno della diade genitori-figli in cui ciascun partner partecipa in modo attivo all’instaurarsi di una relazione affettiva che influirà sullo sviluppo della persona.

La genitorialità potrebbe essere definita l’insieme di modelli comportamentali affettivi, atti a soddisfare i bisogni fisici e psicologici dei figli, derivanti dalla qualità dello stato mentale del genitore circa le proprie esperienze infantile con le figure significative che si attivano nel fornire cure e sostegno alla crescita personale dei propri figli. Le modalità di risposta degli adulti a tali bisogni e il sistema di credenze relative all’educazione si esplicano in pattern di atteggiamenti e comportamenti stili genitoriali o parentali.
La genitorialità è costituita da 2 componenti: quella educativa è relativa alla definizione di regole e limiti e alla trasmissione di standard culturali e morali e quella affettiva a carico della sensibilità e della capacità di rispondere adeguatamente alle esigenze del bambino.
Nella letteratura sono citati vari studiosi che si sono occupati di formulare modelli teorici in grado di approfondire le dimensioni alla base degli stili genitoriali. In particolare, Maccoby e Martin nel 1983 hanno individuato 4 stili basati su 2 dimensioni: permissività/ severità improntata sul controllo e sulla disciplina e la sollecitudine/ ostilità che esprime sostegno e disponibilità / non disponibilità a soddisfare bisogni e esigenze dei figli. I 4 stili descritti dagli studiosi sono:
⦁ STILE AUTOREVOLE: caratterizzato da un forte calore e sostegno affettivo che consente libertà di agire nel rispetto delle regole;
⦁ STILE AUTORITARIO: caratterizzato da elevati livelli di controllo, imposizione di regole a discapito di scarsa disponibilità emotiva ed affettiva;
⦁ STILE DISIMPEGNATO/NEGLIGENTE: caratterizzato da scarso sostegno e calore affettivo e scarsa presenza e disponibilità a dedicarsi alla gestione della vita dei figli;
⦁ STILE PERMISSIVO/INDULGENTE: caratterizzato da una eccessiva espressione di calore affettivo a discapito del controllo delle regole da rispettare, concedendo eccessiva libertà di agire rispetto alle reali capacità di autonomia del minore.
Data la complessità della funzione assunta dai genitori, è importante offrir loro un sostegno attraverso interventi psico-educativi efficaci nel ridurre difficoltà e stress correlati alla gestione dei propri figli. In particolare, i programmi di Parent Training sono mirati all’acquisizione di abilità specifiche o di strategie educative, concordate insieme ad una figura esperta , al fine di facilitare l’adattamento del bambino nel contesto familiare e di ridurre lo stress e la frustrazione nel genitore.
Dott.ssa Angela Amato, psicologa clinica
Dott.ssa Annalisa Giammatteo, psicologa dello sviluppo
-AreaPsy-
Bibliografia:
“La genitorialità. Strumenti di valutazione e interventi di sostegno” (Cap 1-2) a cura di Furio Lambruschi e Francesco Lionetti,2015;
“Psicologia dello sviluppo sociale”,(Cap 3) Gianluca Gini,2012;
“Psicopatologia del ciclo di vita”, (Cap5) paragrafo “Il triangolo primario”, Alfio Maggiolini, Franco Angeli Editore (2017);
“Psicologia dello sviluppo” (Cap 4), H. Rudolph Schaffer, Raffaello Cortina editore 2004.
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