DAD: “DIDATTICA A DISTANZA” …..DAI RAGAZZI

 DAD: “DIDATTICA A DISTANZA” …..

DAI RAGAZZI

Il 5 marzo 2020 è una data che ha stravolto l’intero scenario nazionale, compreso quello scolastico. Infatti, in seguito all’emanazione ed attuazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM 4 marzo 2020)le attività e servizi didattici ed educativi erogati dalle scuole di ogni grado e ordine, sono stati sospesi al fine di arginare la diffusione del contagio dal virus Sars-Cov-19. In una circostanza unica nel suo genere, è stata pensata una soluzione che si pensasse, in quel dato momento, risultare temporanea  passando da una “didattica in presenza” ad una “didattica a distanza (Dad)”  che si avvale di mezzi informatici in assenza di un contesto fisico inclusivo di docenti e studenti interagenti tra di loro. La pandemia ha ampliato le difficoltà di una situazione che ha colto fortemente impreparati genitori ed insegnanti: la chiusura delle scuole e la conseguente introduzione della didattica a distanza il cui fine era quello di garantire una continuità negli apprendimenti e nelle relazioni tra i pari. Questa profonda ristrutturazione delle modalità didattiche e relazionali con gli studenti ha portato con sè significative ripercussioni nell’ambito psicologico e sociale. Inoltre, l’adozione della Dad ha implicato l’accesso a strumenti tecnologici (quali pc, tablet, smartphone, stampanti)  da parte delle famiglie meno abbienti e del sistema scolastico che in Italia, rispetto ad altre realtà europee, risulta carente in dotazioni tecnologiche e in personale adeguatamente formato.

D’altro canto, le famiglie, impreparate, hanno dovuto improvvisarsi nelle vesti di “insegnante” per il proprio bambino e tale isolamento forzato ha apportato cambiamenti radicali all'ambiente di apprendimento e alla natura delle interazioni educative. Questi svolgono un ruolo importante nel processo cognitivo e nella socializzazione.  Nell'idea dei classici del costruttivismo sociale (Vygotsky; Bruner 2010), l'apprendimento efficace avviene in un contesto sociale attraverso lo scambio di opinioni, la risoluzione congiunta di problemi, la negoziazione di significati e la discussione di gruppo. La scuola come istituzione è un luogo molto importante per la raccolta di esperienze sociali. Attraverso l'interiorizzazione di regole e comportamenti, il bambino impara a vivere nella comunità scolastica e nella società. La socializzazione a scuola non è un processo isolato, ma risulta dalla struttura di questa istituzione, dall'organizzazione dell'ambiente materiale, dal corso delle attività intraprese lì e da ogni interazione sociale avviata(Nowicka 2015). Isolare un bambino dalla scuola ha generato molti cambiamenti multidimensionali che hanno coinvolto anche le loro famiglie. Infatti insegnanti, alunni e i loro genitori sono stati costretti a misurarsi in breve tempo con strumenti tecnologici prima quasi sconosciuti, ad apprendere il funzionamento di software e l’uso di risorse online, a far proprie procedure e, soprattutto, a relazionarsi attraverso lo schermo di un computer. 






In particolar modo, ci soffermeremo sulle conseguenze psicologiche e cognitive delle misure restrittive adottate dal sistema scolastico italiano sui ragazzi. Un’indagine condotta nel 2020 da Save the Children  su ragazzi tra gli 8 e i 17 anni ha messo in luce come la pandemia abbia messo in risalto ed amplificato, se non peggiorato, i disagi socio-economici della società odierna. Infatti, le famiglie più svantaggiate economicamente hanno riscontrato difficoltà nel reperire dispositivi tecnologici e, nel caso ci fosse stato, era l’unico per più bambini causando la non totale e continuativa partecipazione alle lezioni delle classi, oltre ai problemi di  una copertura internet non adeguata. Tale quadro di povertà educativa potrebbe rischiare di aggravare ed incrementare le percentuali di abbandono scolastico nel nostro Paese. Il fenomeno di dispersione scolastica tocca anche il ragazzi con disabilità e con Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) che hanno riscontrato analoghe problematiche.


Come hanno affrontato la DAD gli studenti con disturbi specifici d’apprendimento?

Un tema di particolare rilevanza e attualità, amplificato dalla preclusione delle attività formative in presenza, è l’impatto della DaD sugli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): una popolazione in crescita costante nell’istruzione superiore ( sia in Italia sia a livello internazionale) che, già in condizioni di normalità, è considerata più «fragile» ed esigente.
Il Rapporto ISTAT (2020) segnala che oltre il 23% degli alunni e degli studenti con disabilità (circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni a causa: 

della gravità della patologia (27%); 
della mancanza di collaborazione dei familiari (20%); 
del disagio socioeconomico (17%); 
delle difficoltà dei docenti di adattare il piano educativo alle peculiarità della didattica a distanza (6%); 
della mancanza di strumenti tecnologici (6%) e di ausili didattici specifici (3%). 

 Secondo diversi autori, la Dad penalizzerebbe gli alunni più giovani in particolare, quelli con difficoltà di apprendimento o provenienti da contesti socio-economici svantaggiati . Inoltre, alcuni studi hanno esaminato quali potessero essere le conseguenze educative della DAD, delineando un quadro drammatico. In un lavoro di Kuhfeld e collaboratori, sono stati utilizzati i dati sull’assenteismo scolastico e la sospensione estiva delle lezioni per stimare l’impatto delle chiusure delle scuole sull’apprendimento, evidenziando sostanziali ritardi nello sviluppo delle abilità di lettura e delle competenze matematiche.  

In varie ricerche effettuate è stato osservato che gli alunni della scuola primaria apprendevano due volte più velocemente seguendo la didattica in presenza rispetto a quando questa era condotta a distanza. Da ciò ne emerge che la dad abbia avuto effetti deleteri maggiormente sugli alunni di scuola primaria. Tale dato è confermato dalle esperienze vissute dagli insegnanti della Scuola primaria italiana, nei primi mesi di chiusura delle scuole, che hanno riportato ripercussioni negative sulle attività di approfondimento disciplinare e sullo sviluppo delle competenze di base (lettura, scrittura etc.)che necessitano presenza  e supporto fisico; oltre ad un impoverimento delle relazioni instaurate con gli alunni.  Inoltre, l’assenza di un contesto dinamico e interattivo ha influito negativamente sull’acquisizione delle abilità sociali dei bambini più piccoli.



L’attualità dell’argomento fa sì che gli tutti gli studi, fino ad ora condotti, siano insufficienti  e non estesi ad un campione rappresentativo dell’intero Paese. Ciò che li accomuna è la necessità degli insegnanti di ricevere l’adeguata formazione nell’utilizzo delle tecnologie, la difficoltà a gestire a distanza la classe e a seguire più da vicino coloro i quali abbiano delle difficoltà, la perdita di un approccio vis-à-vis e di una relazione con gli alunni, la riorganizzazione dei programmi curricolari e l’adattamento di essi ad una modalità alternativa che ha influito negativamente sulle prestazioni dei ragazzi, come ad esempio difficoltà attentive e nello svolgimento dei compiti in un successivo momento. 

In che modo ha risposto il mondo universitario alla modalità della Didattica a Distanza?

La trasformazione dal modello prevalente di formazione «vis a vis» alla modalità online, avvenuta in circostanze tutt’altro che ideali, ha trovato pronta disponibilità nei contesti universitari, tra i quali già da tempo era stato diffuso il modello integrato (Shale, 2002; Pursel et al., 2016). Uno studio condotto da Alberto Arenghi, Giulia Bencini, Marisa Pavone e Giulia Savarese nel corso dell’anno accademico 2020 evidenzia punti di forza della Dad e criticità, prendendo in esame l’impatto di tale modalità formativa in particolare su studenti con disabilità e disturbi dell’apprendimento (DSA), presso due grossi atenei del nord (Università di Brescia e di  Venezia) e un ateneo del sud (Università di Salerno). Da questo studio emerge che le difficoltà incontrate hanno riguardato esclusivamente gli strumenti utilizzati, ossia problemi tecnici di connessione e di utilizzo delle piattaforme, mancanza di dimestichezza con gli strumenti informatici ed inoltre problemi di natura attentiva di concentrazione, difficoltà legate alla mancanza del contatto ed alla interazione diretta non solo con il docente, ma anche con i pari. Non si può negare che la DaD abbia indotto i docenti a progettare le lezioni con l’ausilio di diversi supporti (video, file pdf, slide, schemi, mappe concettuali, multimedialità in genere) che, in futuro, dovranno essere perfezionati e utilizzati in maniera più ampia, mirata ed efficace. 





Dai risultati emerge che gli studenti abbiano tratto beneficio  soprattutto dalle lezioni asincrone e per la possibilità di videoregistrazione e di sottotitolazione delle lezioni. Difatti, gli studenti hanno trovato la Dad una valida modalità di formazione ed hanno fortemente espresso la volontà di continuare ad utilizzarla anche in qualità di ausilio alla formazione in presenza. Ovviamente è da tener presente che, rispetto alle tradizionali lezioni in classe, nel modello DaD i docenti esercitano minor controllo sull’apprendimento degli studenti, per cui alcuni studiosi suggeriscono un approccio didattico più motivante e collaborativo.

Ci si riferisce a strategie innovative, fondate su conoscenze aggiornate (neuropsicologiche, psicopedagogiche, tecnologiche) finalizzate a migliorare il setting di apprendimento e a favorire processi di autoistruzione da parte degli studenti, in ottica di mainstreaming (Toquero, 2020b). Tra queste ricordiamo la didattica metacognitiva, il problem posing e solving e, in particolare, l’esperienza di flipped classroom (la «classe rovesciata»), fondata sull’idea che azioni didattiche, come la diffusione dei contenuti, possano essere svolte al di fuori dell’aula, mentre il tempo in presenza vada impiegato in attività più significative e collaborative.


                                      
Dott.ssa Anna Di Gioia, psicologa clinica e terapista ABA
 
Dott.ssa Annalisa Giammatteo, psicologa dell'età evolutiva
 
Dott.re Lorenzo Tonelli, insegnante di musica e tutor DSA 

Dott.ssa Chiara Carosella, psicologa dell'età evolutiva e terapista ABA



-AreaPsy-

⦁ Alberto Arenghi, Giulia Bencini, Marisa Pavone e Giulia Savarese (2020). "DaD in Università durante il lockdown: criticità e potenzialità. Il punto di vista degli studenti con disabilità e con DSA"
Ciurnelli, B., & Izzo, D. (2020). "L’impatto della pandemia sulla didattica: percezioni, azioni e reazioni dal mondo della scuola. Lifelong Lifewide Learning", 17(36).
Cuder  A., De Vita C., Doz E., Tentor G., Colombini E., Pellizzoni S., Passolunghi M.C. (2020). "Le opinioni degli insegnanti di scuola primaria sulla didattica a distanza durante il lockdown: uno studio qualitativo." Università degli studi di Trieste. QuaderniCIRD n. 21
Viola I., Zappalà E., Aiello P. (2021). "La motivazione e la formazione dei futuri docenti di sostegno in uno scenario post-pandemico." Form@re - Open Journal per la formazione in rete,21(1).

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