I RISVOLTI DELLO SMART WORKING SUL BENESSERE MENTALE

 I RISVOLTI DELLO SMART WORKING SUL BENESSERE MENTALE

Smart working, letteralmente lavoro intelligente. Ma quanto è realmente smart? 
Quanto ha impattato l’incremento del lavoro digitale sul benessere psico-fisico delle persone?

Visti il cambiamento e l’esigenza repentina di adattamento, il periodo ha spianato un terreno online, veloce, facile, ma che si assume la responsabilità di conseguenze a lungo raggio. 
Conseguenze ad ampio spettro che includono l’equilibrio psicologico del lavoratore, ma soprattutto la cristallizzazione del distanziamento sociale, emotivo e fisico.
Lo scorso Maggio 2020, Linkedin ha avanzato una ricerca sulle conseguenze dello smart working, coinvolgendo oltre 2000 lavoratori italiani. Tra gli intervistati:
  • il 46% si sente più ansioso o stressato nello svolgere il lavoro da casa;
  • il 48% ha lavorato più ore da casa, rispetto a quelle stabilite in ufficio;
  • il 18% ha riscontrato un impatto negativo sulla propria salute mentale;
  • il 16% teme di poter essere licenziato al termine del lockdown.

Laura Parolin, Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi, si è espressa così in merito alla problematica: 

“Il lavoro da casa e l’impossibilità di uscire ci hanno obbligato ad una ridefinizione repentina degli equilibri tra lavoro, famiglia e tempo libero. 
L’organizzazione del lavoro prima della pandemia consentiva di evadere e prendere le distanze dagli altri ambienti di vita. Una possibilità che ora manca, costringendoci al confronto costante con l’isolamento o alle relazioni con i conviventi, spesso con la difficoltà di definire un soddisfacente work-life balance. 
Le aziende dovranno prevedere azioni di welfare aziendale specifiche (sportelli, voucher, convenzioni) per il sostegno psicologico ai dipendenti, in modo da assicurare che il loro benessere sia tutelato, e i lavoratori non dovranno temere di far riferimento ai professionisti coinvolti (…)”. 

Lo scenario di quest’ultimo anno ha visto amplificare gli aspetti fobici delle persone, favorendone l’isolamento, riducendo le capacità di socializzazione, ma soprattutto scatenando una vera e propria “Sindrome della capanna”. Una situazione in cui l’isolamento non è più accettato, in quanto imposto dai DPCM, ma ricercato in quanto zona di comfort ed ormai abitudinario.



Lo stress non è totalmente negativo, nel momento in cui si presenta come risposta adattiva e funzionale dell’organismo per gestire e superare situazioni di rischio. Lo stress cronico, invece, prevede alterazioni fisiche prolungate nel tempo, con conseguenze del tutto negative. 

Un disturbo altamente correlato ad un periodo di smart working prolungato è il burnout. 

A livello individuale, si può optare per dei piccoli e semplici accorgimenti, per arginare il problema. 
Basti pensare ad uno stile di vita sano, alla mindfulness o alla pianificazione della propria giornata, evitando il lavoro multitasking.

A livello aziendale, potrebbe essere efficace la presenza di figure professionali che insegnino a migliorare le abilità di coping (risoluzione dei problemi), a gestire lo stress, aumentando la resilienza, l’adattabilità e la gratificazione, sia sul piano sociale tra colleghi, sia sul piano economico. 
Nel momento in cui il burnout sfocia in depressione, è determinante un percorso di psicoterapia, che può essere frutto di una scelta individuale oppure erogato direttamente dall’azienda come piano di welfare.




A fronte di queste informazioni, sicuramente il periodo storico attuale delinea una nuova quotidianità.
Una situazione di discontinuità lavorativa che mette l'individuo in condizioni di trascorrere un numero significativo di ore di fronte ad uno schermo, in assenza di interazione sociale, fondamentale per l’essere umano, generando stress e disturbi correlati (quali ansia, depressione, burnout). 
È importante, perciò, un’approfondita ricerca di soluzioni e strumenti efficaci di prevenzione, che possano essere frutto di una collaborazione tra i medici specialisti e le aziende. 

Dott.ssa Mariastella Pinnella, laureata in psicologia clinica e della salute 

-AreaPsy-

Bibliografia:

AGI, Agenzia Italia (Maggio 2020);
WISE SOCIETY – The magazine online. People for a sustainable future (Settembre 2020);
IlSole24Ore (Novembre 2020).

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