LA SOCIETA' FRAGILE E L'ECCESSO DI SPETTACOLARIZZAZIONE: Come il COVID ha cambiato la nostra società

 LA SOCIETA' FRAGILE E L'ECCESSO DI SPETTACOLARIZZAZIONE:

Come il COVID ha cambiato la nostra società 

La categoria della vulnerabilità si colloca in una sfida aperta, costante ed attuale. Questa categoria è lo specchio di una società individualista, postmoderna. L'essere umano è fragile in quanto essere vivente, la nostra epoca mette ai margini, genera un’anomalia, in nome del suo contrario: l’invulnerabilità. La società di oggi è capitalista, mercifica ogni cosa, compreso l'individuo organico, portandolo su una dimensione di pensiero che tende a specchiarsi in un’immagine soggettiva, fatta di perfezione. Non c'è spazio per le debolezze in un mondo simile, ed è proprio questa propensione alla perfezione a rendere gli individui ancora più “deteriorabili emotivamente”. L'uomo mette al centro della propria caratterologia l'ego, dando vita a una catena sociale narcisistica, dove "vivere" diventa una forma di spettacolarizzazione, all’interno di "vetrine virtuali". Di conseguenza chi è vulnerabile viene stigmatizzato e posto ai margini sociali, subendo una ghettizzazione che causa ulteriori difficoltà nel recupero e nella cura. Butler individua due tipologie di vulnerabilità:

  • Ontologica: legata ad una condizione di fragilità del corpo e alle sue dipendenze.
  • Prodotta: generata da una situazione politica, economica, sociale, individuale o del gruppo di appartenenza.



Come è cambiata la società nell'era Covid-19?

I forzati lock-down a cui siamo stati sottoposti, ci hanno costretto a ridefinire i nostri confini sociali ed affettivi, cercando agganci alternativi per restare in contatto con l'esterno, continuare a mantenere la rete di contatti sociali ed in qualche modo attutire il senso di esclusione dal mondo. Per questo l'unica finestra che ci permetteva di affacciarci alla realtà esterna erano i social. Ma era davvero realtà? Quali realtà andiamo a raccontare sui nostri profili? Ci sono due realtà che possiamo manifestare: effettiva e idealizzata. La realtà effettiva consiste nel mostrare, o anche nella libertà di scelta di non mostrare, la nostra quotidianità per come si presenta; la realtà idealizzata è la scelta di documentare attraverso storie, post, selfie e tik tok, ciò che desideriamo ma che non riusciamo o non abbiamo pienamente raggiunto. Questo fenomeno non ha fatto altro che accentuare l'idealizzazione, ingigantire gli obiettivi ed allo stesso tempo aumentare il senso di frustrazione. In tal caso sarebbe importante fare un percorso su sé stessi che permetta di ridefinire i propri obiettivi tenendo conto delle proprie risorse interiori ed esterne, solo così è possibile raggiungere quello stato di pienezza. 





L'IMPATTO DEL COVID SULLE CATEGORIE FRAGILI 

I social sono ormai utilizzati da tutti, eppure c'è quella fetta della popolazione cui non è possibile accedervi, oppure in caso contrario, si notano delle disfunzionalità nel suo utilizzo. Durante il lock-down chi ha sofferto di più sono le famiglie fragili, quelle disorganizzate e frammentate, non solo nei legami ma anche letteralmente. Bambini e ragazzi appartenenti alle comunità si sono ritrovati sotto lo stop dei progetti di reinserimento, con ulteriori conseguenze deleterie sulla loro storia di vita, andandosi ad aggiungere un ulteriore tassello "traumatizzato". In questo aggiungiamoci anche la scuola. La classe, gli insegnanti, gli orari delle lezioni  sono tutti aspetti che vanno a scandire la vita di questi ragazzi, seppur nelle comunità si possano riscontrare problematiche, ad ogni modo se si riesce a lavorare i una équipe sinergica e competente, non si può far altro che offrire fattori protettivi. Al contrario la DAD non è stata altro che un fattore di rischio, facendo percepire ancor di più il senso di esclusione e diversità rispetto ai  coetanei. Infatti, uno dei fenomeni su cui dobbiamo essere pronti ad intervenire è la dispersione scolastica, già in aumento prima che il covid irrompesse nelle nostre vite, ma ora lo è ancor di più. Sarà importante implementare e sovvenzionare progetti psicosociali lavorando sulla riduzione del fenomeno. Anche l'emotività è stata destrutturata, infatti sono diversi gli adolescenti che hanno perso la vita durante il lock-down per un uso scorretto dei social, fenomeni che ricordano il famigerato "BLUE WHALE CHALLENGE".




Conclusioni 

Comprendere queste dinamiche durante l'attività formativa delle figure educative può indurre riflessioni utili al recupero e all’integrazione di “individui precari”. Ciò potrebbe direzionare il pensiero comune verso una società aperta alla pluralità e alla complessità. La civiltà deve ritrovare un assetto più umano, meno calcolatore ed omologante. Il nostro sistema di vita è coercitivo: il Panopticon citando Foacult è stato applicato in ogni tipologia di istituzione. Continuiamo a riproporre schemi comportamentali individualistici dove non c’è spazio per l’alterità, per il diverso, per il nostro vicino. “Il collettivismo a livello funzionale, abbinato all’individualismo a livello di pensiero, produce una struttura sociale divisa…” Lindeman ha una visione chiara e visionaria (dato che The Maining of Adult Education venne pubblicato nel 1926) di come il nostro pensiero è scisso in due tra attuazione e processo mentale, a causa di un modello societario di massa che propone una collettività ma che paradossalmente spinge verso la realizzazione del singolo sugli altri.


Dott.re Lorenzo Tonelli, insegnante di musica, Tutor DSA
Dott.ssa Angela Amato, psicologa clinica

-AreaPsy-

Bibliografia 

- "Pedagogia delle differenze. Intersezioni tra genere ed etnia". A.G. Lopez
- "Dimensioni della pedagogia sociale." Carocci
- "The Maining of Adult Education." E. C. Lindeman
- "Il Potere Psichiatrico". Micheal Focault






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