GIORNATA DELLO STUDENTE: i diritti del nostro futuro

 GIORNATA DELLO STUDENTE:

 i  diritti del nostro futuro 

Il 17 novembre ricorre la Giornata Internazionale degli studenti. Tale ricorrenza studentesca ha il fine di rivendicare il diritto allo studio in quanto, secondo il principio di eguaglianza, a ciascun ragazzo deve esser data la possibilità di poter usufruire degli strumenti educativi e strumentali nonché di tutti i servizi erogati dalla scuola per equiparare, ove vi è bisogno, i livelli di performance in eventuali situazioni di disagio. 
Tale diritto è garantito ed è regolamentato su tutto il territorio nazionale, con riferimento a tutti i bambini di età inferiore ai 18 anni in esso presenti, dal Ministero dell’Istruzione al comma 181 della legge 107/2015. 
 

LE ORIGINI 

La data di tale ricorrenza è riconducibile all’anniversario degli eccidi nazisti degli studenti e professori Cecoslovacchi che, alla fine del 1939, manifestarono il 28 ottobre a Praga, data dell’anniversario della Repubblica Cecoslovacca: durante la protesta sedata dai nazisti, venne colpito un ragazzo da un’arma da fuoco e morì qualche giorno dopo. Il giorno del corteo funebre si trasformò in un movimento antisemita a cui fece seguito la risposta delle autorità nazista che misero in atto la deportazione nei campi di concentramento ed esecuzioni senza processo di studenti e professori, oltre alla chiusura delle scuole secondarie. Nel 1941, per la prima volta, è stata dichiarata dal Consiglio Internazionale degli Studenti quella del 17 novembre come Giornata Internazionale degli Studenti. Sulla scia di tale tradizione le istituzioni competenti stanno premendo per farla diventare una ricorrenza ufficiale ONU. 







IL DIRITTOALLO STUDIO PER RAGAZZI CON DISABILITA'

Alla luce di questa cornice storica, l’obiettivo di tale ricorrenza è quello di spostare l’attenzione sul diritto di espressione di ogni studente: uno dei tanti compiti che spetta all’istituzione scolastica consiste nel fornire un’educazione di qualità, equa ma soprattutto inclusiva. Numerosi, infatti, sono stati i progressi, negli anni, in ambito scolastico. In particolare, il riferimento è alla legge 170/2010, la quale tutela gli alunni che presentano DSA ed impone di adottare misure didattiche di supporto per garantirne il diritto all’istruzione, favorirne il successo scolastico e promuovere lo sviluppo delle loro potenzialità. Ad oggi, quindi, si pone l’accento su una scuola inclusiva dove tanti individui, con le loro diverse caratteristiche contribuiscono in egual misura alla costruzione di questa grande comunità. A tal proposito, l’inclusione riguarda non più solo la persona in sé ma anche tutto il contesto ed è un diritto basilare che nessuno deve guadagnarsi ma che inizia dalla prima infanzia e si estende fin oltre il percorso scolastico, concretizzandosi come partecipazione alla pari. In una società inclusiva, la diversità deve essere la norma, ed è compito della scuola fornire opportunità di apprendimento per tutti.




E’ per questo che la norma giuridica italiana pone a disposizione, in questi casi, varie figure professionali, tra le quali la più importante è quella dell’insegnate di sostegno, ruolo difficile da ricoprire e volto alla fornitura di strategie di apprendimento utili per l’individuo in questione: è prassi, infatti, che venga stilato il cosiddetto PEI (Piano Educativo Individualizzato), ossia un programma costruito ad hoc, basato sulle risorse disponibili e che consenta all’alunno disabile di sviluppare il più possibile le proprie competenze cognitive, didattiche e sociali, fornendogli strumenti funzionali per raggiungere nel migliore dei modi gli obiettivi prefissati. Molto spesso, oltre alla figura dell’insegnante, ci si avvale anche di ulteriori figure professionali, le quali fungono da supporto sia all’alunno sia all’insegnante, quali terapisti, assistenti specialistici, psicologi, assistenti alla comunicazione etc., originando intorno al ragazzo un vero e proprio team che lavora in sinergia mediante interventi propositivi e integrati tra loro, al fine di garantire la promozione e lo sviluppo di life skills. La scuola diviene, così, il fulcro in cui si concentrano tutte le garanzie relative alla costruzione del futuro degli studenti con particolare attenzione agli studenti affetti da disabilità.

In altre parole, la scuola è il contesto fisico in cui gli individui danno spazio ad una dimensione psicologica intrinseca e manifestano le proprie risorse. La scuola è un contesto educativo e gli studenti non costituiscono dei meri contenitori di nozioni, ma persone portatrici di potenzialità che la scuola ha il compito di far emergere e di potenziare al fine di sviluppare capacità riflessive e atteggiamenti assertivi per un ottimale funzionamento nella società. A tal proposito, Max Wertheimer, uno dei fondatori della Psicologia della Gestalt, ha proposto il concetto di “pensiero produttivo o divergente”: l’individuo, cioè, giunge alla soluzione di un problema partendo da apprendimenti e conoscenze pregresse, già acquisite, che vengono però utilizzate in maniera di volta in volta diversa e originale a seconda della situazione di fronte alla quale ci si trova; in tal modo queste conoscenze diventano la base sulla quale costruire il proprio modus operandi o strategia comportamentale. 

I DIRITTIENUNCIATI DALLA COSTITUZIONE: FACCIAMO AMMENDA 

Gli studenti, dunque, all’interno di una scuola aperta a tutti, sono portatori di diritti fondamentali (stabiliti sia dalla legge italiana sia da diversi trattati internazionali) il cui obiettivo è quello di tutelare la figura dello studente rendendolo partecipe di tutto ciò che riguarda il suo percorso di formazione. Primo tra questi è il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE (obbligatoria dai dai 6 ai 16 anni) riconosciuto anche dalla Convenzione Onu, che rende ogni singolo Stato non solo responsabile di controllare che ogni bambino frequenti la scuola ma anche di aiutare le famiglie a permettere che i minori continuino gli studi dopo la scuola primaria. A tal proposito, l’art, 3 della Costituzione recita “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Il diritto all’istruzione è, quindi, il primo diritto reclamato per far parte della società civile ed è enunciato anche nell’art. 24 della Convenzione sui diritti delle persone disabili, adottata dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite ed entrata in vigore nel maggio del 2008: 
"il sistema scolastico di ogni ordine e grado viene chiamato a confrontarsi con le specifiche necessità degli studenti disabili, richiedendo che le strutture e gli insegnanti siano dotati di mezzi e capacità appropriati per supportare gli studenti durante il loro percorso scolastico"; si esige, inoltre, che gli Stati mettano a disposizione degli utenti metodi di insegnamento e di socializzazione per far sì che il percorso scolastico non sia solo istruttivo ma costruttivo: secondo la Convenzione, cioè, non basta che lo studente vada a scuola a “imparare la lezione”, ma è necessario che l’ambiente scolastico sia in grado di contribuire allo sviluppo della sua personalità, riconoscendone i talenti e le potenzialità e formandolo come soggetto della società civile, con piena dignità e validità, impegnandosi nell’abbattimento delle barriere e degli ostacoli che ne impediscono il raggiungimento. 
L’art. 24, dunque, non si vuole limitare a essere un ennesimo richiamo al diritto all’istruzione, ma ha un fine più ampio e complesso: quello di sostenere insegnanti e alunni nella costruzione di una società che realmente riconosca le pari opportunità, l’uguaglianza e l’accessibilità a tutti i soggetti, nonostante la presenza di disabilità.









I DIRITTI NATURALI PER OGNI STUDNETE 

Oltre questo, altrettanto importanti risultano essere il DIRITTO ALLO SVILUPPO DELLA PROPRIA PERSONA, accrescendo le proprie capacità fisiche e mentali; il DIRITTO ALLA LIBERTÀ DI PENSIERO, PAROLA ED ESPRESSIONE, garantendo la possibilità di mantenere la propria cultura e professare il proprio credo e, dunque, il rispetto della propria identità; il DIRITTO ALLA PARTECIPAZIONE ATTIVA, coinvolgendo gli studenti negli obiettivi didattici da perseguire, nell’organizzazione della scuola, dei criteri di valutazione e della scelta del materiale scolastico; il DIRITTO ALLA PRIVACY; il DIRITTO AD UN AMBIENTE FAVOREVOLE ALLA CRESCITA integrale della persona, con un sevizio educativo e didattico di qualità; il DIRITTO AD OFFERTE FORMATIVE AGGIUNTIVE E INTEGRATIVE, anche attraverso il sostegno di iniziative liberamente assunte dagli studenti; il DIRITTO ALLA SALUBRITÀ E LA SICUREZZA DEGLI AMBIENTI, che devono essere adeguati a TUTTI gli studenti; il DIRITTO ALLA DISPONIBILITÀ DI ADEGUATE AULE ATTREZZATE,  LABORATORI EFFICIENTI, strumentazione tecnologica e materiale didattico; il DIRITTO A SERVIZI DI SOSTEGNO E PROMOZIONE DELLA SALUTE E DI ASSISTENZA PSICOLOGICA.


CONCLUSIONI

Come sempre, però, le parole e le buone intenzioni si scontrano con una realtà in cui non tutti tali dritti riescono ad essere assicurati: si pensi, ad esempio, a quanto alcune famiglie riscontrino difficoltà nel fornire ai propri figli tutto il materiale necessario; a quanto gli spazi e i servizi spesso non siano adeguati; a quanto spesso si “passi sopra” al diritto di pensiero, parola ed espressione, limitando o eliminando la possibilità di un dialogo autentico e reciprocamente costruttivo tra insegnante e alunno; a quanto spesso si continui a non accettare e non comprendere la diversità e le esigenze speciali che essa comporta; a quanta poca importanza venga attribuita tutt’ora al supporto pedagogico e psicologico.  E il tutto è stato inevitabilmente aggravato dalla ormai conosciutissima Didattica A Distanza, resa purtroppo necessaria dal dover far fronte all’emergenza determinata dal Covid-19. 
Certamente c’è ancora tanto lavoro da fare, ma con un’intera legislazione così accurata a disposizione e con l’apertura verso la collaborazione con altri professionisti del settore, è possibile rimboccarsi le maniche e andare sempre più verso una realtà che coincida concretamente con le intenzioni legislative, al fine di preservare e far emergere ognuno dei nostri ragazzi, sostenendo la formazione dei futuri adulti che saranno e che andranno a operare nella nostra società, definendola. 

Dott.ssa Anna Di Gioia, psicologa clinica e terapista ABA;
Dott.ssa Chiara Carosella, psicologa infantile e terapista ABA;
Dott.ssa Annalisa Giammatteo, psicologa infantile;
Dott.ssa Maria Elena Losito, pedagogista familiare 


-AreaPsy-






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