LA PATERNITA’, IMPOERTANTE MERAVIGLIA NASCOSTA

 

LA PATERNITA’, IMPOERTANTE MERAVIGLIA NASCOSTA

19 marzo. Festa del Papà. Quale migliore occasione per poter parlare dell’importanza della figura paterna e della paternità?

Scrive Lo Russo in ‘Uomini e padri. L’oscura questione maschile’: “Alle radici della paternità vi è un'antica realtà in cui il legame biologico con i figli da parte dell'uomo era sconosciuto. La scoperta del suo contributo genetico e un lungo travaglio culturale hanno dato vita alla moderna e tradizionale concezione […]. La paternità non c'è in natura fin dall'inizio come la maternità, ma si costruisce sul modello di questa attraverso l'estensione al padre di funzioni materne. il padre diventa padre facendo quello che fa la madre”.

Se ci riflettiamo, inizialmente era proprio così che veniva considerata la paternità.






Ma oggi? Cosa è cambiato?

È vero che solitamente il riferimento è quasi sempre solo alla maternità e all’importanza del legame di attaccamento madre-figlio, nonché a come la qualità di quest’ultima influenzi lo sviluppo interiore del bambino. Ma è anche vero che non è ormai un segreto l’importanza che il ruolo e la figura paterna rivestono non solo all’interno del nucleo e, quindi, nella diade che si trasforma, ma anche nel processo di crescita e sviluppo del bambino. E questo soprattutto in relazione alla costruzione di un sé autonomo ed indipendente.

Inevitabilmente, infatti, la mamma, il pancione e tutto ciò che concerne la gravidanza possono focalizzare l’attenzione maggiore, facendo sentire il papà escluso, non considerato o non compreso nel suo ruolo, nel suo vissuto e nelle sue emozioni; questo soprattutto a causa dell’idea comune secondo cui la paternità risulterebbe essere molto più semplice e meno impegnativa della maternità, in primis perché non comporta la gravidanza e, in secondo luogo, perché la mamma resta l’attrice principale e, insieme a lei, la diade madre-figlio.

Tuttavia, ciò che non si considera è che, seppur in modo diverso, anche il padre affronta in parallelo il percorso della gravidanza, spesso interrogandosi sul senso dell'evoluzione della loro identità già nel periodo dell'attesa, chiedendo di partecipare alla fase fondativa della genitorialità e ricercando incessantemente modi per esprimere la propria affettività. Indice pratico e tangibile di come sia cambiata la concezione della paternità, infatti, è legato anche semplicemente al Congedo di Paternità, concesso in occasione della nascita, dell'adozione o dell'affidamento di un bambino, prima inesistente e introdotto solo nel 2012. Ciò nell’ottica di una sempre maggiore condivisione della cura dei figli all’interno della coppia. La differenza? In viaggio verso la paternità non è immediato né facilitato direttamente dal corpo, come succede nella donna; i ritmi e i tempi possono quindi variare al di là degli eventi concreti. Ci si può sentir già padre ancora molto prima di concepire il proprio figlio. O magari si può trattare di un desiderio che alberga dentro da tempo. O, anche, ci si potrà sentir padre molto dopo la nascita del bambino.

Ma andiamo con ordine.



Tralasciando quegli aspetti inerenti al fatto che tutte le tappe di sviluppo che portano verso la paternità iniziano nell’infanzia, costruzione basata soprattutto sui modelli parentali ricevuti e sul confronto con l’altro sesso che si sperimenta durante l’adolescenza, sicuramente il primo scossone si ha davanti alla notizia della gravidanza: “Sto per diventare papà!”. Da questo momento una serie di pensieri, paure e domande si affollano nella mente del papà il quale, durante tutta la gravidanza nonché durante i primi mesi di vita, resta sempre un po' più esterno rispetto alla simbiotica diade madre-figlio: tale posizione “esterna” però, risulta fondamentale, sia durante la gravidanza che dopo la nascita. In particolare:

  •     Durante la gravidanza, il futuro padre offre sostegno, cura, attenzione e amore alla propria compagna, aiutando nella gestione sia concreta sia emotiva dei mesi in cui prosegue la gravidanza: questo soprattutto perché, come afferma Odent, è scientificamente provato che “lo stato emotivo della madre in gravidanza influenza la crescita del feto; quindi, uno dei doveri di tutti coloro che circondano una donna incinta e di proteggere il suo stato emotivo”. La donna, infatti, può apparire improvvisamente fagocitata da un mondo incomprensibile e coinvolta in costanti mutamenti e metamorfosi che è la rendono più introspettiva, intuitiva e spesso irragionevole e imprevedibile. L’attenzione, però, non sarà rivolta però solo alla mamma, ma anche al pancione, a cui è importante parlare, cantare, leggere così da avviare quel legame che porterà il bambino, dopo il riconoscimento anche della voce paterna, ad affidarsi uscendo gradualmente dalla simbiosi con la mamma;
  •       Durante il parto, il futuro padre rappresenta un'importante sostegno per la donna soprattutto durante il travaglio in cui vengono seguite le contrazioni e si respira insieme alla donna, incoraggiandola;
  •        Dopo la nascita, durante il c.d. “periodo sensibile”, non è ovviamente secondario il ruolo del padre: soprattutto qualora la madre fosse impossibilitata al contatto pelle a pelle, infatti, il padre può sopperire quasi con analogo successo nell’aiutare il bambino a raggiungere quello stato di benessere del pre-attaccamento al seno che gli faciliterà, in seguito, l’attaccamento e la suzione. È stata inoltre individuata una forte correlazione esistente tra presenza del papà durante il parto, contatto precoce del neonato e coinvolgimento del padre nella relazione parentale. Ma, oltre questi primi momenti, fondamentale sarà il ruolo del padre nel  cogliere le giuste modalità e i giusti tempi per entrare gradualmente nella diade: spesso, infatti, le madri hanno difficoltà ad uscire dalla simbiosi e, questo momento, può risultare particolarmente delicato in quanto potrebbe essere vissuto anche con risvolti depressivi; appare evidente, quindi, l'importanza del sostegno e dell'aiuto del padre il quale, al contempo, può porsi nei confronti del figlio come un riferimento altro rispetto a quello materno, aiutandolo a distinguersi dalla mamma e ad iniziare a percepirsi come individuo a sé. Procedendo nella crescita, poi, il ruolo paterno potrà assumere connotazioni sempre più importanti diventando punto di riferimento, guida, sostegno ed esempio, al pari della mamma.

Ma, alla base di tutto questo, c’è una cosa fondamentale: la coppia. 


Diventare genitori è certamente un grande cambiamento, tutt’altro facile da gestire e affrontare: gli equilibri vengono sconvolti, cambia il ritmo della giornata, il sonno notturno, gli spazi in casa, il rapporto di coppia e anche le relazioni col nucleo d’origine; i partner diventano non solo genitori ma indossano anche e soprattutto la veste di educatori e guide, ruolo che implica un’enorme messa in discussione in quanto i bambini ci pongono di fronte ai nostri limiti e alle nostre paure. Ed è vero, non esistono manuali per essere genitori perfetti, ma ciò che è importante è definire e mantenere una complementarità dei ruoli, evitando di perdere sé stessi ma, al contempo, scoprendo insieme parti di sé e risorse che magari, fino a quel momento, erano sconosciute.

Perché tutto questo possa realizzarsi in maniera fluida, infatti, è fondamentale che la coppia genitoriale

  1. ·         si includa vicenda nelle relazioni;
  2. ·         rispetti i rispettivi ruoli;
  3. ·         condivida un unico obiettivo familiare;
  4. ·         coltivi il reciproco contatto. 

E, nonostante ciò, spesso quando sembrerà di aver raggiunto un equilibrio familiare, sarà già il tempo di trovarne uno nuovo. Proprio per questo, pur mantenendo ferma l’importanza della coppia a la basilare diade madre-bambino, è da considerarsi altrettanto importante la triade in cui il padre, agevolando il rapporto madre-figlio, risulta essere attivo e in primo piano. Egli, quindi, non ricopre un ruolo marginale.

Il papà non è solo una luce che illumina il cammino di madre e figlio; al contrario, è in cammino con loro. Sin dall'inizio.


Dott.ssa Angela Amato, psicologa clinica 

Dott.ssa Maria Elena Losito, pedagogista familiare

-AreaPsy-

Bibliografia

Benvenuti P. (a cura di), Psicopatologia nell’arco di vita, Seid Editori, Firenze, 2007

·         A. BORTOLOTTI “E se poi prende il vizio? Pregiudizi culturali e bisogni irrinunciabili dei nostri bambini” – Il leone verde

·         V. SHMID “Venire al mondo e dare alla luce. Percorsi di vita attraverso la nascita” – Universale Economica Feltrinelli

·         C. PONTICELLI, F. SCIANNAMEA “Con gli occhi dei bambini. Manuale per apprendisti genitori 0-5 anni” – Edizioni dal Sud

·         G. FALCICCHIO, P. ZLOTNIK, A. BORTOLOTTI, M.L. TORTORELLA “Il primo sguardo. Prime ore di vita, Cure prossimali, affettività” – Fasi di luna

·         B. BUCHAL “Gravidanza consapevole. Il compito della donna: costruire un mondo migliore” – Uno Editori

·         A. COPPOLA DE VANNA, F. D’ELIA, L. GIGANTE “Di padre in padre. I tempi della paternità” – Edizioni la meridiana




 


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