LA PERSONALITA' ANTISOCIALE: chi è lo psicopatico

 LA PERSONALITA' ANTISOCIALE: chi è lo psicopatico 

Il termine psicopatico ultimamente viene utilizzato con molta facilità, come a voler sostituire "pazzo" o etichettare una persona, da quei comportamenti che ci sembrano irragionevoli. Il punto è proprio questo: non si può etichettare una persona da un singolo comportamento dandogli una accezione così importante oltre che fuorviante. Inoltre, bisogna stare attenti a giudicare le persone attraverso un disturbo di personalità. L'etichetta deve essere puramente diagnostica e servire solo al professionista per orientare il suo intervento terapeutico, nulla più. 




LA DIAGNOSI 

Come già accennato, è importante fare diagnosi e questo spetta ai professionisti del settore, ovvero, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, neurologi e neuropsichiatri. 

Gli strumenti utilizzati per fare diagnosi sono:

  • colloquio clinico;
  • utilizzo del DSM;
  • Test di valutazione.

Questi tre strumenti sono importanti e usati in concomitanza, in quanto permettono di rilevare il maggior numero possibile di informazioni ed avere un quadro chiaro e differenziale del paziente che ci si ritrova davanti. 

Il colloquio clinico, quindi, permette di indagare la storia di vita del paziente e raccogliere informazioni che rispondano all'eziopatogenesi del sintomo, da questi ci si permette di iniziare ad elaborare una ipotesi diagnostica che conduce il professionista a ricorrere all'utilizzo del DSM nella quale rintraccia i sintomi, l'esordio, la durata e la tipologia. Importante è saper fare la diagnosi differenziale: ovvero discriminare tra due disturbi in maniera netta, riscontrando le piccole differenze che esse presentano, in altre parole quei dettagli che per l'appunto fanno la differenza. Per fare ciò si somministra un test di valutazione: il Rorschach, Il test big Five, test dei meccanismi di difesa di Perry, ma il più gettonato è il test MMPI-2. Quest'ultimo lo si usa spesso perché esso è costituito da 500 domande che vanno ad indagare in maniera approfondita tutti gli aspetti di personalità, cioè permette di elaborare una diagnosi abbastanza accurata. Nulla toglie che per completezza si possano somministrare altri test sopracitati o specifici a quanto ne emerge nel MMPI-2, per cercare di eliminare quanti più dubbi possibili. 

Nel caso del disturbo antisociale (psicotico), esso rientra nei disturbi di personalità. Le persone con disturbo psicotico manifestano:

  •  inosservanza verso le regole sociale e i diritti degli altri;
  • disonestà (non sempre fatto per un proprio ritorno ma per il puro piacere di farlo);
  • aggressività e impulsività;
  • scarsa o nulla attenzione per la propria e altrui sicurezza;
  • mancanza di rimorso, infatti spesso essi presentano un'autostima ipertrofica, che li porta a non avere empatia e giustificare i propri atti svalutandoli o addirittura colpevolizzando gli altri. 

EZIOPATOGENESI

Kernberg inquadra i disturbi di personalità su un continuum che va dal nevrotico (versante più sano) a quello psicotico (malsano). Il continuum dello psicotico va nella direzione borderline, in quanto nella storia di vita del paziente si rintraccia un fallimento nella qualità del legame di attaccamento. 

La personalità antisociale sente la necessità di fare delle esperienze, anche a livello sensoriale, molto forti, quelle che permettano di avere una forte scarica di adrenalina, motivo per cui ricercano situazioni di alto pericolo mettendo a rischio addirittura la propria sicurezza ed anche quella degli altri. La loro personalità è concentrata sull'avere potere, importanti manipolazioni sugli altri. Si comprenda quanto uno psicopatico sia pericoloso per l'incolumità altrui. Immaginate cosa potrebbe accadere se personalità di un certo tipo salgano al potere, come la storia ci ha insegnato. 




Nella storia di vita di queste persone, si rintraccia una qualità di attaccamento disorganizzato, per cui l'impatto che ha sulla struttura di personalità è devastante. I primi segnali provengono già dall'infanzia e adolescenza dove si parla di disturbi della condotta, ma se ciò non dovesse rientrare il risultato in giovane età è la formazione di una personalità antisociale. Il legame di attaccamento disorganizzato con le figure di riferimento, non permette di avviare processi importanti alla regolazione emotiva (quali mentalizzazione e verbalizzazione delle emozioni), infatti gli psicopatici non riescono a parlare delle proprie emozioni e le manifestano agendo direttamente con dei comportamenti socialmente inadeguati. A tal proposito si rintraccia tra le difese primitive che essi hanno l'acting out, ovvero scaricare direttamente l'impulso emotivo senza elaborarlo. L'altra conseguenza della mancata mentalizzazione è la mancanza di empatia; essi non riescono a rispecchiarsi nell'emotività dell'altro. 

Da qui ne scaturisce un'altra delle difese primitive (immature, innate che tipicamente si usano nella prima infanzia ma che con il tempo generalmente si tramutano in difese secondarie, ovvero mature. Nello psicotico quest'ultimo processo viene a mancare) l'onnipotenza. L'onnipotenza è esercitare potere sugli altri attraverso la manipolazione sino a spingersi all'inadempienza delle regole sociali, infatti essi non presentano una coscienza morale. Lo scopo di tali manipolazioni sottende anche l'identificazione proiettiva, ovvero, evocare negli altri ciò che esso prova, sempre per mancata capacità di verbalizzare le proprie emozioni, sentimenti e pensieri. 




RELAZIONE OGETTUALE E SE' PSICOTICO 

Come già detto in precedenza, il tipo di legame di attaccamento con le figure di riferimento è disorganizzato, per cui lo psicopatico in precedenza è stato un bambino che ha vissuto in un ambiente caotico e disorganizzato. Insieme vanno considerati altri fattori: le figure di riferimento, il contesto ambientale e l'educazione ricevuta. Nella storia di vita dei pazienti psicotici si riscontrano: madri depresse, padri collerici, caregivers assenti o sadici, storie di abusi. Per tal motivo, i bambini non sviluppano le normali condizioni di far affidamento su di sé e suoi propri sentimenti e passano la vita a proteggere sé stessi dagli altri, dal senso di vulnerabilità e vergogna proprio mobilitando l'onnipotenza. Per cui passano la vita a ricercare conferme di onnipotenza manipolando gli altri. Lo psicotico non riesce a legarsi all'altro ma se si instaura un legame oggettuale è di tipo predatorio. Dato, quindi, il contesto caotico e deprivato emotivamente, il sé psicotico non è in grado di sviluppare una sfera affettiva sana, ciò spiega la mancanza di empatia, la manipolazione degli altri sfruttandoli per propri interessi o per il puro piacere di farlo, l'incapacità di amare il prossimo e la mancata funzione contentiva dei caregiver (che rientra nell'educazione emotiva) li porta a non percepire le conseguenze che le proprie azioni possono avere sugli altri. 

Dott.ssa Angela Amato, psicologa clinica

-AreaPsy-

Bibliografia: 

Martinotti Di Giannanotnio Janiri "Compendio di psicopatologia" Fila 37; 2015;

Mcwilliams N. "La diagnosi psicoanalitica" Casa Editrice Astrolabio; 1994


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